alfredo santella




recensioni 
 
recensioni
Abito il tempo più che lo spazio, per me un territorio vale l’altro ed il sociale mi garba poco se non interagisce con la bellezza dei giorni speciali. In Sudamerica il raggio verde non inganna sulla qualità delle persone. Julio Verne ha ragione.

GIORNATA PARTICOLARE semplicemente guardando dalla finestra e avere la sensazione di lavorare a qualcosa di stupefacente.

Una volta l’anno nel quartiere di Piask a Varsavia c’e’ una festa in cui i ricchi si fanno coscienziosamente svuotare il portafoglio dai ladri di quell’antico e famoso quartiere della città.

Particolare fu il giorno in cui marinai la scuola per la prima volta infilandomi in una sala da biliardo. Mi batterono le tempie per tutto il tempo, poi, reiterandomi cominciai ad annoiarmi inverosimilmente e a ripreferire la scuola.

Nonostante l’eccezionalità dell’evento Il giorno della prima comunione, inv...
more
pagina: << 1  2  3  4  6  7  8  9  10  11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  >>
Ingrandisci immagine
Ho conosciuto Alfredo Santella parecchi anni fa nel momento fortunato in cui abitò a Calcata. Lo considero un artista vero. Il suo riciclare è unico ed affascinante. Ricordo ancora con meraviglia le sue opere MAIA in cui potevo scoprire solo dopo attenta analisi di che materiale erano composte: buste usate della spesa, ferri e rifiuti di vario genere, ma vi assicuro che l’effetto dell’assemblaggio era sconvolgente.
 
Paolo D'Arpini giornalista
Calcata - Roma - 2009

Ingrandisci immagine
Se considerassi la sua opera necessaria di orpelli non avrei scritto un bel niente su di lui, mi sarei limitato alla corrispondenza affettuosa con l'amico di vecchia data quale egli e'. Ma, insieme a pochi purtroppo, riconosco in lui il maestro, l'artista capace di rappresentare le armonie della vita e di sminuzzarla per mostrarne le interiora.
Alfredo Santella, un artista diviso in due, liason tra due mondi fatti di spirito e materia. Lo sento così: una forza partita dall' origine della materia fino alla distruzione della stessa.
Tutte quelle scarpe, mi riferisco a Qaddish, toccante sua opera del 2004: quanti piedi, quanti morti, quante epidemie, quante stragi, un dolore che sta dentro ogni sua pennellata, anche quando dipinge una rosa.
Il dolore è accademia di molteplici sensibilità. La felicità, invece, semplicemente è un momentaneo, rimbambito limbo dello spirito. Non si va nè avanti nè indietro quando si è felici: si sta lì, in estasi, finchè arriva una "scarpata" in testa, come le sue e ci " riconcilia " col dolore, riportandoci dentro di esso " con tutte le scarpe" come si usa dire.
Personalmente non conosco nessuna strada pù intrigante di quella della sofferenza.
Essere? Non essere? Quale domanda ci procura più affanni di questa?
Il suo lavoro è un iniezione di fiducia, un riconoscersi in se stessi ed in realtà, quando parlo con lui, di lui, parlo col mondo che ho descritto come scrittore. Un grande artista, eppure bello! Un bel gatto sornione talvolta.
 
Aldo Berti, scrittore
Marrakech, Marocco - Africa - 2009

Ingrandisci immagine
Una esposizione atipica, certamente singolare nel suo genere, quella del pittore Alfredo Santella presso la galleria d’Arte Te Fenua ad Ostia Antica, Roma. Una esposizione che consigliamo di visitare. L’artista ha il pregio di valorizzare l’ immagine delle cose prive di entità strumentale oggettiva: immondezza astratta come egli stesso le chiama e con le quali definisce le sue creazioni. L’ acronimo di rappresentanza, MAIA ( manipolazione artistica dell’immondezza astratta), propone realtà di rifuto, quasi a volerne sottolineare il simbolismo estremo, riproponendo tali realtà in una veste nuova, rivalutativa dell’arte. Tutto questo evidenzia l’aspetto esegetico interpretativo del suo estro, un velato messaggio di speranza, che lo scarto dello scarto possa riacquistare una valenza decorosa, perchè effettivamente meritevole di non essere considerato nulla, cioè condizione irreversibile. Il materiale, nelle sue opere, è tale non solo in senso fisico, quanto metaforico: quel materiale scartato dalle società, quegli ultimi dell’umanità, che un giorno potrebbero non essere più tali. Nessuno, dovrebbe arrogarsi il diritto di considerarli rifiuto, relegandoli in ghetti, lager o in altri stereotipi mentali di emarginazione. Nel produrre artistico di Alfredo Santella c’e’ dunque qualcosa in più, da leggere tra le righe, da vedere nel chiaro scuro del loro profondo allegorismo, oltre l’ apparenza stessa e soprattutto in una prospettiva di valutazione piu profonda e cognitiva.
 
Prof. Antonio de Bartholomeis giornalista
Roma - 2009

vai a pagina: << 1  2  3  4  6  7  8  9  10  11  12  13  14  15  16  17  18  19  20  >>